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“Non capite, se giudicate.”

Lev Tolstoj

© Roman Muradov

 

Avrete certamente notato la particolare grafica presente su Google oggi. Ebbene, il doodle è dedicato ad uno dei mostri sacri della letteratura mondiale che nasceva nel 1828 proprio oggi, il 9 settembre. Stiamo parlando dello scrittore russo Lev Tolstoj.

 

Lo scrittore è noto per aver prodotto alcuni dei libri più famosi – e lunghi! – della storia della letteratura come, ad esempio, Guerra e pace (romanzo storico dedicato alla nobiltà russa del periodo napoleonico) e Anna Karenina (romanzo realista sulla tragica vita di una “socialite” della nobiltà russa del suo tempo).

 

Ma cosa sappiamo di Lev Tolstoj “uomo”? Possiamo partire dalla descrizione che lui stesso dava di se’:

 

“Sono brutto, rozzo, sporco e maleducato, nel senso mondano della parola. Sono irascibile, fastidioso, intollerante. Sono un rusticone. Ciò che so, l’ho imparato da solo, male, a spizzichi, senza ordine; ed è ben poca cosa. Sono intemperante, indeciso, incostante, stupidamente vanitoso ed espansivo come tutti i deboli. Sono onesto, nel senso che amo il bene, eppure c’è una cosa che amo assi più del bene: la gloria. Manco di modestia, certamente”.

 

Probabilmente diceva la verità dato che la moglie, che fu per lui anche copista e indispensabile amministratrice, meditò per 20 anni il suicidio.

 

Visse sino a 82 anni, età davvero notevole per un uomo del suo tempo visto e considerato che in quel periodo la durata della vita media era di circa 50 anni. La sua vita non fu certamente facile: perse entrambi i genitori prima di compiere 10 anni. Ebbe però la fortuna di nascere da una famiglia nobile e ricca e fu cresciuto dai parenti che gli permisero di effettuare i suoi studi. No riuscì però a laurearsi nonostante gli studi universitari in diverse facoltà (prima orientalistica, quindi giurisprudenza). Durante la guerra di Crimea partecipò all’assedio di Sebastopoli e l’esperienza bellica fu seguita da innumerevoli viaggi: Parigi, la Svizzera, la Germania, il Belgio, l’Inghilterra e l’Italia.

 

Nel 1862, a 34 anni, mise finalmente la testa a posto sposandosi con la diciassettenne Sofija Andreevna Bers dalla quale ebbe ben 13 figli (di cui solo 7 gli sopravvissero). Si dedicò con sempre maggiore passione alla pedagogia, all’impegno sociale (per il quale si guadagnò innumerevoli critiche e censure) e, ovviamente, alla scrittura attraverso la quale divenne uno degli intellettuali più influenti del suo tempo.

 

Tuttavia, la situazione familiare tormentata dal timore che i figli e la moglie potessero tiranneggiarlo per imporgli di modificare il testamento, la contraddizione fra la sua condizione di benestante e la sua vocazione, e il dispiacere per la sofferenza del popolo lo attanagliarono per tutta la vita facendolo soffrire. In un atto di estrema coerenza a 82 anni fuggì su treni di terza classe abbandonando la sua casa e la sua proprietà per dedicarsi, finalmente, solo a Cristo. Durante il viaggio, si ammalò per il freddo di polmonite a pochi giorni dalla partenza fu costretto a fermarsi ad Astapovo dove morì il 7 novembre del 1910.

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