Buongiorno ragazzi e buon lunedì. Si parte oggi con il terzo ed ultimo Campionato, quello di Primavera, che terminerà il 30 Aprile, così come tutto il concorso de ilquotidianoinclasse.it. Iniziamo come sempre la settimana con i nuovi temi dei nostri 3 blogger.
Orsola Riva, per Corriere della Sera, vi parla di nuove parole. Avrete certamente seguito la vicenda del bambino di 8 anni, della provincia di Ferrara, Matteo, che ha coniato la parola “petaloso”, diventata immediatamente virale. Lui l’ha utilizzata in un tema e alla sua maestra è sembrata talmente efficace e creativa da spingerla a scrivere all’Accademia della Crusca per chiedere un parere. Ebbene, la Crusca ha risposto al piccolo Matteo, sostenendo che la parola era stata definita correttamente, perché composta dalla radice petalo e dal suffisso “oso” e che tuttavia mancava ancora un pezzo importante perché potesse entrare nella lingua italiana: il fatto che venga utilizzata e pronunciata da tante persone. Di qui, dunque, la viralità della parola, che in poche ore si è diffusa sul web con l’hashtag #petaloso, tanto che persino il Premier Matteo Renzi l’ha utilizzata in suo discorso per sostenere il piccolo Matteo.
Se andate sul sito internet dell’Accedemia della Crusca potrete trovare un’apposita sezione che raccoglie le segnalazioni dei lettori sulle parole che per loro sono significative e che, per questo motivo, andrebbero introdotte nel vocabolario italiano: “googlare” e “taggare”, ad esempio, e tante altre che provengono dal mondo di Internet; atre come “docciarsi”, “scialla” legate maggiormente al mondo di voi giovani e a voi più familiari.
Di qui la domanda di questa settimana: se poteste segnalare una parola all’Accademia della Crusca, quale sarebbe? E come sarebbe composta?
Luca Tremolada per Il Sole 24 Ore vi parla di una discussione che è impazzata la scorsa settimana sul web, relativa ad una catena di Sant’Antonio destinata alle mamme, in cui si chiede loro di postare tre foto con i propri figli e a loro volta di chiedere ad altre madri di fare altrettanto. La catena è diventata virale a tal punto da spingere la Polizia Postale ad intervenire sulla propria pagina Facebook per mettere in guardia i genitori sulla pericolosità di comportamenti del genere, dal momento che oltre il 50% delle foto condivise sui Social Network entrano a far parte di siti di pedopornografia.
La discussione, secondo Tremolada, è molto interessante: da un lato, ci sono coloro che sostengono di essere liberi di postare tutto ciò che vogliono e, dall’altro, quelli che, per questo e altri episodi simili, si sono sentiti “esposti” ai male intenzionati del web. Voi ragazzi, cosa ne pensate? Postate tranquillamente le vostre foto, felici e senza troppi pensieri e, soprattutto, senza temere le conseguenze? Oppure ritenere che Facebook sia quasi come un bar, dove chiunque può utilizzare quello che sente o vede, magari anche contro di voi? Fatevi un’idea e diteci cosa ne pensate e, inoltre, raccontateci come vorreste stare da oggi in futuro sui Social Network.
Gianluigi Schiavon, per Quotidiano Nazionale, vi racconta due episodi recenti di cronaca per parlarvi di onestà e generosità. Il primo è quello di un autista di una cittadina della Marche, Luigi Tidei, che ha trovato in un parcheggio un borsello con 43 mila euro al suo interno e che ha deciso di restituirlo al legittimo proprietario, di cui aveva rinvenuto anche il documento di identità.
La seconda vicenda, invece, è quella di un sacerdote della diocesi di Prato, pestato a sangue da due malviventi che lo hanno derubato delle offerte per i poveri destinate alla Tanzania. Secondo voi, ragazzi, esistono ancora onestà e generosità?
Che cosa avreste fatto al posto dell’autista marchigiano che ha restituito il denaro ritrovato?