Orsola Riva, per il Corriere della Sera, vi parla della rubrica di Massimo Gramellini dal titolo fantasioso: “Cigni, lacrime e rose”.
In questa rubrica Gramellini mette insieme due notizie apparentemente slegate tra loro: il caso di un gruppo di studenti danesi che, in gita sul lago di Garda, ha preso a sassate un cigno fino alla morte; e quello di un gruppo di ragazzotti che in una piazza di Firenze ha circondato e stava per molestare una ragazza, salvata dall’intervento provvidenziale di un venditore di rose del Bangladesh.
Cosa hanno in comune queste due notizie? Sono un modo per farci riflettere sui pregiudizi e sui luoghi comuni che in questo caso vengono sgretolati dalle notizie vere. Nel primo caso perchè spesso pensiamo di essere noi quelli con poco senso civico e invece questi comportamenti sono diffusi in tutto il mondo, non è una questione di meridiani e paralleli. Nel secondo caso invece siamo abituati a pensare che i venditori di rose siano fastidiosi e molesti, invece questa volta l’intervento del venditore è stato provvidenziale.
La riflessione a cui vi invita Orsola Riva riguarda i luoghi comuni e la vostra generazione: quali sono i pregiudizi che ancora circolano tra di voi? Oppure credete di esserne completamente liberi?
Luca Tremolada, per il Sole 24 Ore, vi parla di corruzione e fenomeni corruttivi. Non si parla della corruzione percepita, cioè di quello che noi pensiamo in merito a questo argomento, ma dei dati Istat sulle denunce di corruzione. Secondo questi dati sono moltissime le famiglie italiane vittime di fenomeni corruttivi e sono concentrate principalmente in alcune regioni. Questo significa che la corruzione esiste e che ci sono settori più colpiti di altri. Tremolada vi chiede di ragionare su questo fenomeno e pensare se siete mai entrati in contatto con la corruzione. Sono mai riusciti a corrompervi? Magari potreste fare un mini sondaggio anche tra i vostri amici e parenti, potreste scoprire che al di là delle grandi tangenti esiste una piccola corruzione, più endemica, e riguarda anche chi vi sta intorno.
Gianluigi Schiavon, per il Quotidiano Nazionale, vi parla della rivoluzione di Twitter che raddoppia i caratteri da poter utilizzare nei post. Il social tenta di uscire dalla prigione dei 140 caratteri. Il fondatore parla di piccolo cambiamento, ma una grande mossa per gli utenti. Si passa a 280 caratteri mantenendo comunque velocità e brevità come caratteristiche principali. Le ultime trimestrali hanno messo in evidenza che il traffico su Twitter è diminuito, quindi l’aumento dei caratteri potrebbe rappresentarne un volano e portare al social molti più soldi. Vanno poi considerati gli aspetti linguistici: secondo gli esperti, infatti, tweet più lunghi portano a pensieri più ragionati e che di conseguenza allontanano le offese. Quindi più spazio per scrivere e meno odio. Il professor Arcangeli, docente di linguistica all’Università di Cagliari, dice che decelerare un po’ può farci bene perché è vero che esiste una relazione fortissima tra la concisione e la violenza verbale. Per intervenire contro l’odio dobbiamo argomentare pensieri più articolari. La domanda per voi è semplice: Twitter, più caratteri meno odio?