Buon lunedì ragazzi,
anche questa settimana i giornalisti vi propongono temi d’attualità dai quali potrete far partire le loro riflessioni.
Orsola Riva, per il Corriere della Sera, vi parla dell’alternanza scuola lavoro che da quest’anno è stata spostata alla Maturità.
Il Ministro dell’Istruzione Bussetti ha deciso di cambiare il monte ore minimo dell’alternanza, di fatto dimezzandolo. Negli istituti tecnici e professionali dove fino a oggi erano obbligatorie 400 ore nel triennio si passa a 150 per i primi e 180 per i secondi. Nei licei, invece, dalle 200 ore minime stabilite per legge si passa a 90 ore nel triennio.
Dal momento che i tagli corrispettivi sono stati già messi a bilancio è molto difficile che le scuole possano fare più ore. Parliamo di sessantacinque milioni in meno all’anno.
L’alternanza scuola lavoro non era partita bene, soprattutto nei primi anni, non tutte le esperienze valevano il tempo speso. Molti studenti dei licei erano scesi in piazza per protestare contro alcuni accordi presi dal Miur: pensiamo ad esempio a quello preso con McDonald’s. Questa collaborazione fu contestata perché nelle scuole spesso si conducono progetti inerenti all’educazione alimentare e invece McDonald’s è un colosso del cibo spazzatura, si trattava di un’esperienza istruttiva ma non particolarmente educativa.
È vero anche che negli ultimi anni l’alternanza si era perfezionata, la qualità delle esperienze fatte dai ragazzi era migliorata nettamente. L’unico difetto rimasto però era il fatto che non tutti i territori riuscivano a pescare in un tessuto produttivo veramente collaborativo. Era necessario, dunque, un cambiamento. Con il taglio dei fondi questo non sarà possibile, l’esperienza non verrà migliorata ma sarà solo ridimensionata e spostata alla Maturità. Quest’anno all’orale invece della tesina si porteranno le esperienze di scuola lavoro.
La giornalista vi chiede: siete d’accordo con questa potatura molto decisa che è stata fatta? Come era andata per voi fino ad ora? Siete spaventati dall’ipotesi di doverla portare alla maturità oppure siete d’accordo?
Luca Tremolada, per il Sole 24 Ore, vi parla di robot e creatività.
La creatività non si teorizza, ma si pratica, essere creativi vuol dire provare a estrarre l’arte e metterla a disposizione di tutti.
Per il giornalista sarà proprio la creatività a salvarci dall’intelligenza artificiale. Sui giornali spesso si legge che i robot presto o tardi ci ruberanno il lavoro, l’automazione cancellerà interi mestieri, ma nella realtà non è così. Non è vero che dall’oggi al domani scompariranno milioni di posti di lavoro con un colpo di penna, quello che è certo è il fatto che l’intelligenza artificiale produrrà dei cambiamenti nel mondo del lavoro. Cambieranno i lavori e le professioni attuali e nasceranno nuovi mestieri.
Per esempio alcuni livelli impiegatizi potrebbero essere automatizzati, secondo alcuni il mestiere del postino potrebbe scomparire, ma secondo il giornalista non è così. Quello che accadrà, secondo lui, è che algoritmi e machine learning si affiancheranno. L’esempio più chiaro, in questo caso, è quello del medico che potrà usufruire e appoggiarsi alle macchine per le operazioni di aggiornamento e di ricerche su nuove malattie e studi scientifici. In definitiva, secondo Tremolada, non bisogna avere paura.
Sapete qual è il mestiere che più difficilmente potrà essere automatizzato? Il giardiniere. Sta a voi spiegare il perché.
Marcella Cocchi, per il Quotidiano Nazionale, parla delle scuse di Dolce & Gabbana alla Cina.
I due stilisti nei giorni scorsi hanno fatto retromarcia rispetto a una campagna che è stata ritenuta offensiva nei confronti del popolo cinese.
Nel mirino uno spot in cui la modella cinese è alle prese con un cannolo siciliano e veicolo per un messaggio sessista.
Per questa particolare vicenda è stata coniata una nuova parola da parte di alcuni giornalisti: adpology. La parola deriva dalla crasi tra advertisement e apology (pubblicità e scusa). La giornalista pensa che l’obiettivo degli stilisti fosse quello di chiedere scusa, ma anche di riaccreditare il proprio brand nel mercato cinese proprio perchè a seguito della campagna pubblicitaria i loro prodotti sono stati boicottati.
La Cocchi vi invita a trovare altri esempi di retromarce di manager che nel corso della loro carriera hanno dovuto chiedere scusa.
Vi parla, inoltre, anche dei casi H&M e Zara: il primo brand, tempo fa, aveva creato una pubblicità con protagonista un bambino di colore che indossava una felpa con la scritta “la scimmia più cool della foresta” e l’altro invece aveva creato i un pigiama a righe con una stella gialla che ricordava tanto le divise dei campi di sterminio. Entrambi hanno dovuto ritirare i capi dal mercato e chiedere scusa ai propri clienti.
Un ultimo esempio è quello di Barilla che una volta disse: ”Amiamo la famiglia tradizionale” offendendo tutte le famiglie gay. Come è finita? Il Presidente ha dovuto chiedere scusa e Barilla ha messo in commercio delle confezioni di pasta con un bacio saffico stampato sopra.
“È il mercato, bellezza!” conclude la giornalista.