Buongiorno ragazzi,
oggi parliamo di incendi.
Quest’estate, da Nord a Sud, l’Italia si è trasformata in un enorme rogo che ha mandato in fumo ettari ed ettari di terreni. Il Vesuvio, l’Etna, la pineta di Ostia, la zona del Gargano e poi le Tremiti e ancora e ancora.
Le dinamiche sono sempre le stesse: le fiamme divampano e si estendono a macchia d’olio e il vento alimenta le fiamme rendendo difficili le operazioni per contenere gli incendio.
Ma chi si nasconde dietro questo martirio della natura? Quali sono le cause di un tale scempio?
“La mafia dei terreni – boschi e pascoli – colpisce ancora. Dietro i roghi che stanno devastando ettari ed ettari di terreno in Campania, Basilicata, Calabria e Sicilia c’è quasi sempre la mano criminale dell’uomo. In attesa che la follia autodistruttiva colpisca anche altre regioni che tradizionalmente sono flagellate dal fenomeno – come la Puglia – è bene mettere in fila alcune ragioni per le quali la criminalità organizzata ha interesse ad attizzare gli incendi. Non esiste una classifica di demerito. Anzi, spesso, le ragioni folli viaggiano insieme” così si legge in articolo del Sole24Ore.
Le fiamme sono il modo in cui, i clan della malavita, dimostrano ai proprietari terrieri che possono decidere del loro destino e di quello dei loro terreni. Se il proprietario non si piega alle folli richieste ecco che scatta la furia incendiaria.
“In Campania, Sicilia – ma anche sempre più in Lombardia – ciò che il fuoco arde può diventare terreno di sversamento illecito di ogni tipo di rifiuto. Se le aree sono impervie (ma non certo per le rodate organizzazioni malavitose) è meglio. Cosa nostra in alcune aree siciliane – recentemente sono saliti alla ribalta i Nebrodi – è talmente ammanicata con i settori deviati delle amministrazioni pubbliche che è in grado di pianificare truffe redditizie ai danni dell’Unione europea o della stessa Regione. Per esempio, nelle assegnazioni di terreni pubblici a prestanome e/o a esponenti delle famiglie locali di mafia, che per quelle terre usufruiscono di finanziamenti per attività mai realizzate, praticando invece abigeato, macellazione di carni clandestine e infette e in varie altre attività economiche in nero”.
Gli incendi, purtroppo, non vengono appiccati solo d’estate. Uno degli ultimi casi di fiamme invernali che, nonostante le temperature basse, in poco tempo ha divorato ettari ed ettari di superfici boschive, risale al mese di febbraio, quando un ampio tratto di bosco a Solcio di Lesa (Novara) è stato completamente sfigurato, oltre che in una riserva di caccia tra Oleggio e Gattico.
Le stime complessive fatte dall’ex Corpo forestale sui danni ambientali causati nel 2016 dai roghi ruotano intorno ai 14 milioni mentre i soli costi per l’estinzione sono stati quantificati in circa 8 milioni, per un totale di quasi 22 milioni. E la situazione, dopo i recenti accadimenti, può solo peggiorare.