Solitamente in un negozio si scambiano delle merci per un corrispettivo in denaro. In questi anni però sono nate alcune iniziative commerciali che cambiano questo paradigma dell’economia attraverso dei modelli di scambio non del tutto nuovi, ma comunque rivoluzionari.
A Copenhagen, in Danimarca, c’è Freemarket. Il cliente può utilizzare il negozio dopo essersi registrato fornendo i propri dati personali all’azienda; si tratta di un supermercato dove si può fare la spesa gratuitamente o, più precisamente, in cambio di pubblicità sotto forma di recensioni relative ai prodotti acquistati. In questo modo sia il cliente che l’azienda produttrice sono soddisfatti: l’uno per aver potuto acquistare dei beni di consumo (che possono essere ogni mese massimo 10 e tutti diversi) senza una reale spesa, l’altra per la pubblicità ricevuta sui social network e la possibilità di testare i propri prodotti prima di lanciarli sul mercato nazionale. Il modello di business sembra funzionare; in un solo mese dal momento della sua apertura il negozio, prima presente solo online, è passato da 5.000 a 10.000 clienti e ci sono in programma nuove aperture nelle nazioni limitrofe.
Anche i grandi marchi, talvolta, tentano strategie di marketing basate sulla gratuità. Lo ha fatto McDonald’s a Stoccolma, in Svezia, con una campagna di forte impatto sociale ed ecologista: portando presso il punto vendita le lattine vuote da riciclare in un apposito sacchetto fornito dalla catena di fast food è possibile ricevere, gratuitamente, l’hamburger desiderato. In questo modo si contribuisce a tenere pulito l’ambiente (e in modo particolare i parchi nei quali durante l’estate si svolgono innumerevoli festival che lasciano gli spazi piuttosto malandati e sporchi) e anche gli indigenti possono approfittare dell’iniziativa per sfamarsi.
L’ultima iniziativa che vi segnaliamo è in Italia e se andrete a Roma potrete provare AntiCafé il primo bar del tempo italiano. Qui non si pagano le consumazioni ma il tempo trascorso nel locale. In Europa esistevano già lo Ziferblat a Londra, lo Slow Time Cafe in Germania nella cittadina di Wiesbaden e diversi bar del tempo a Mosca e a Parigi dove il concetto di “c-office” è molto apprezzato. Ma come funziona un time cafe? Gli ideatori di AntiCafé hanno creato questo spazio per cambiare in modo radicale il concetto di caffetteria e per fornire uno spazio di lavoro, studio e svago ai cittadini di Roma. Lo spazio è dotato di WiFi gratuita, proiettori e strumentazioni sono messe a disposizione degli ospiti, come in un coworking, e bevande e vivande sono offerti gratuitamente senza limitazioni se non quella del buon senso. La prima ora costa 4 € e ogni ora successiva ne costa 3 ma è possibile come per i mezzi pubblici stipulare abbonamenti giornalieri e addirittura mensili.
Cosa ne pensate di queste iniziative originali? Quale vi piacerebbe provare?