soldi in mano

“Il successo dipende dalla capacità di una nazione di utilizzare la sua gente, se questa viene trattata male, se si lascia che le persone investano troppo poco su se stesse, se una quota significativa della popolazione viene trascurata, qualunque nazione fallirà nel mondo moderno, per quanti macchinari possieda.” 

In queste parole Gary Becker, economista e ricercatore dell’Università di Chicago, condensa l’analisi sul valore del capitale umano per lo sviluppo di una nazione, che gli è valsa il premio Nobel per l’economia nel 1992.

 

Il concetto è chiaro, la ricchezza di uno stato e la sua crescita economica non dipendono esclusivamente dalla capacità di acquistare macchinari e strumenti tecnologici all’avanguardia, ma anche di investire nello sviluppo del capitale umano e di formare manager, imprenditori innovativi e lavoratori esperti che possano gestire la produzione e indirizzarla verso nuovi orizzonti.

A consolidare questa tesi, secondo alcune stime, negli Stati Uniti e in altre società avanzate il capitale umano rappresenterebbe l’80 per cento della ricchezza totale del Paese.

 

Innanzitutto facciamo un piccolo passo indietro e cerchiamo di capire più nello specifico cosa si intende per capitale umano.

Ci riferiamo all’insieme delle competenze, conoscenze e capacità degli individui che contribuiscono al successo economico e alla crescita aziendale. 

Si tratta di un concetto che va oltre il semplice costo del lavoro, includendo elementi come l’istruzione, l’esperienza e le capacità di relazione interpersonali, che rendono un individuo più produttivo e prezioso nel mercato del lavoro.

Più precisamente il valore del capitale umano si compone di più fattori.

Prima di tutto l’istruzione, ovvero il percorso di studi che ognuno di noi intraprende per sviluppare un nucleo di conoscenze solido e accrescere le proprie abilità. Una persona con un alto livello di istruzione è infatti in grado di accedere a opportunità lavorative migliori e di contribuire in modo più efficace alla crescita economica.

Un altro fattore è l’esperienza lavorativa, cioè tutte quelle competenze che acquisiamo attraverso l’esperienza sul campo e che contribuiscono a migliorare l’efficienza e le capacità di risoluzione dei problemi. 

Infine le cosiddette “soft skills”, una serie di abilità come la comunicazione, la leadership e la gestione dei conflitti che giocano un ruolo cruciale nella creazione di un ambiente di lavoro efficace e nella capacità di adattarsi ai cambiamenti. 

 

Molte delle più importanti imprese del mercato globalizzato hanno compreso l’importanza di investire nello sviluppo del capitale umano e lo stanno rendendo un vero e proprio obiettivo da perseguire nell’ottica di aumentare la loro competitività e produttività. 

Investire nel capitale umano vuol dire puntare su istruzione, sviluppo professionale e benessere dei lavoratori. La formazione continua è uno strumento cruciale per migliorare l’efficienza e creare un ambiente più stimolante e innovativo.

 

Conseguentemente diverse università negli ultimi anni hanno iniziato a impiegare grosse risorse nello sviluppo delle “soft skills” negli studenti, in primis per renderli più attraenti per un potenziale datore di lavoro futuro e poi per incentivare un percorso serio di analisi dei loro comportamenti e delle loro attitudini.

E’ fondamentale investire nel mondo dell’istruzione e in questi temi, rendendoli accessibili a tutti, indipendentemente dall’ambiente sociale di provenienza, e garantendo pari opportunità.

 

Sul fronte politico è necessario che i governi comprendano l’importanza di questi temi per lo sviluppo di un paese.

Nazioni come il Giappone, la Corea del Sud e altre economie asiatiche sono esempi brillanti di come si possa garantire uno sviluppo in tempi estremamente veloci, investendo su una forza lavoro istruita, aggiornata e laboriosa, nonostante le risorse naturali limitate presenti sul territorio.

A proposito invece di aree geografiche più povere come l’Africa, Becker sostiene che non sia la cultura ad avere impedito all’Africa di crescere, bensì le politiche che i governi hanno inflitto ai loro popoli. Con politiche sane, nulla nella cultura africana impedirebbe a quelle nazioni di unirsi in numero crescente ai Paesi economicamente avanzati del mondo.

 

Guardando al futuro, il capitale umano si sta evolvendo per includere nuove competenze legate alla digitalizzazione e all’innovazione tecnologica. In un mondo in rapido cambiamento è fondamentale sapersi adattare alle nuove sfide, mantenendo allo stesso tempo alta la produttività e garantendo una crescita economica sostenibile. Investire nel capitale umano oggi significa assicurarsi un futuro. 

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